1. Paolo, ICAD Sistemi è sinonimo di innovazione e precisione. Ma se dovessi spiegarlo a un bambino di 5 anni, come descriveresti il vostro lavoro?
ICAD Sistemi crea strumenti tecnologici che aiutano i proprietari delle stazioni di servizio a gestire meglio tutto quello che succede nelle loro sedi: dai pagamenti alla fidelizzazione dei clienti. È come se costruissimo un “cervello digitale” che organizza tutto al posto loro e li aiuta a lavorare meglio. Magari un bambino non capirebbe ogni parola, ma direi che aiutiamo i nostri clienti a far funzionare bene la loro "benzine".
2. In un mondo dove si parla tanto di intelligenza artificiale, quanto conta ancora l’uomo?
Conta ancora tantissimo. Qui in ICAD l’intelligenza artificiale la studiamo, certo, come supporto per migliorare l’esperienza dell’utente e per velocizzare alcuni processi. Ma come confermato dai progettisti interni, funge da assistenza, ulteriore controllo, progettazione ragionata, non per sostituire. Noi che innoviamo con costanza, la troviamo un alleato che se sfruttato con consapevolezza potrebbe aiutarci a migliorare ancor di più le soluzioni che offriamo, o ancora ad offrirne di nuove.
3. Avete tre sedi ma lavorate con clienti in tutta Italia. Come rimanete “vicini” anche a chi è lontano?
La vera vicinanza nasce da una rete commerciale presente sul territorio e da un customer care molto attivo. Come per molte altre aziende, nel post covid il sistema delle telecomunicazioni è cambiato e ha cambiato anche il modo di relazionarsi delle persone, clienti-azienda inclusi. Quindi oggi, gli strumenti digitali ci aiutano a essere reattivi e presenti: connettività, meeting online, assistenza da remoto, ormai è più facile sentirsi “vicini” anche a centinaia di chilometri di distanza.
4. La precisione è il vostro pane quotidiano. Ma nel tempo libero, tu Paolo, ti concedi un po’ di caos creativo?
Sinceramente, poco. Ho un approccio molto analitico: mi piace osservare, riflettere, trovare soluzioni strutturate, partendo dai dati. Magari lascio la parte creativa ai miei soci, che sono più portati e spesso mi stupiscono con le loro idee, anch’esse però, c’è da dire, prendono vita dalla consapevolezza del dato. Io invece porto il mio modo di vedere le cose in modo concreto, e direi che funziona.
5. ICAD ha oltre 20 anni di storia. Cos’è cambiato di più e cosa invece dovrebbe restare intatto?
Il grande cambiamento è stato il passaggio dal prodotto fisico al servizio, dove alla fine si è posizionata ICAD: io arrivo dal mondo della fornitura di materiali per la costruzione di stazioni di servizio carburanti e ho potuto vedere che nel tempo è sempre cresciuta la necessità di migliorare i servizi egorati al cliente, per fidelizzarlo e fargli vivere un’esperienza migliore. Oggi conta più la piattaforma, la suite di strumenti digitali che aiuta il cliente a raggiungere i suoi obiettivi.
Quello che non è cambiato, invece, è l’aspettativa: l’utente finale vuole rifornirsi, subito, e con un’esperienza fluida. È la velocità che fa la differenza.
6. Se potessi parlare al Paolo del 2002, all’inizio di ICAD, cosa gli diresti?
Gli direi: “Fermati un attimo. Prenditi un po’ più di tempo per riflettere”. Avrei voluto avere più pazienza nel prendere alcune decisioni. Ma ogni passo, anche quelli meno sicuri, ha portato fin qui, quindi va bene così.
7. E invece, cosa diresti al Paolo del 2045?
Gli direi che vorrei avere dieci anni in meno per affrontare con ancora più energia le opportunità che ci aspettano. Spero di esserci ancora, almeno per vedere con orgoglio dove l’azienda sarà arrivata.