Andrea, ICAD Sistemi è sinonimo di innovazione e precisione. Ma se dovessi spiegarlo a qualcuno che non vi conosce, come descriveresti il vostro lavoro?
Quello che facciamo ogni giorno è ascoltare attentamente i bisogni dei nostri clienti, proprietari di una o più stazioni di servizio, e trovare le soluzioni migliori per aiutarli a lavorare meglio. È un po’ come costruire dei "super strumenti digitali” che permettono ai nostri clienti di avere tutto sotto controllo, semplificando attività che altrimenti sarebbero molto più complicate.
In un mondo dove tutti parlano di digitalizzazione, intelligenza artificiale e sostituzione dell’uomo nei lavori tecnologici, che impatto potrebbe avere tutto questo sul vostro lavoro? E qual è, secondo te, il vero “superpotere” nascosto dietro ai vostri sistemi?
L’apporto umano è ancora fondamentale. Ascoltare davvero le esigenze del cliente, interpretarle e tradurle in soluzioni non è qualcosa che una macchina può fare da sola. Detto questo, l’intelligenza artificiale mi affascina molto: credo abbia un potenziale enorme per risolvere problemi complessi e valorizzare i dati. Ma per farla funzionare serve un approccio strategico: non basta usare la tecnologia, bisogna imparare a “istruirla” per farla lavorare davvero al servizio delle persone.
Per il resto, è tutto ancora da scoprire.
Avete tre sedi, ma clienti in tutta Italia. Come rimanete “vicini” anche a chi è lontano?
Il merito è soprattutto della nostra rete commerciale, che è capillare e presente su tutto il territorio. I feedback che arrivano da chi è sul campo sono preziosi perché ci permettono di avere un contatto diretto con i clienti. A questo si aggiunge la tecnologia: videochiamate, meeting online e sistemi di assistenza da remoto ci aiutano a essere presenti e disponibili, anche quando ci separano centinaia di chilometri.
ICAD Sistemi lavora in un settore altamente tecnologico dove la precisione è d’obbligo. Ma nel tempo libero ti concedi un po’ di caos creativo o la precisione fa parte anche del tuo modo d’essere?
Sul lavoro siamo estremamente precisi: la cura del dettaglio è nel DNA dell’azienda, ed è uno dei motivi per cui, insieme a mio fratello e al nostro socio, abbiamo costruito una realtà solida e affidabile. Ma fuori dall’ufficio sono una persona completamente diversa: mi piace pensare in modo creativo, cercare soluzioni fuori dagli schemi e vivere con più leggerezza.
Avete oltre 20 anni di esperienza nel settore: cosa è cambiato di più nel modo di “pensare” l’industria? E cosa invece non dovrebbe mai cambiare?
La crescita è stata enorme: siamo passati da tre a trenta persone. Questo ha richiesto di affinare processi e strutture. Ma una cosa non è mai cambiata: lo spirito familiare. In ICAD ci si conosce, ci si ascolta, e io cerco ancora oggi di mantenere un contatto diretto con tutti.
L’empatia e la vicinanza sono valori che, secondo me, fanno la differenza.
Se potessi parlare con l’Andrea dei primi giorni di ICAD, cosa gli diresti?
Gli direi: “Non avere paura, buttati”. È stata un’esperienza incredibile, che rifarei altre mille volte. A chiunque abbia l’opportunità di costruire qualcosa di proprio direi la stessa cosa: il rischio fa paura, ma ne vale la pena.
E invece, cosa diresti all’Andrea del futuro?
Spero di potergli dire: “Sono ancora qui, a vedere ICAD crescere. E sono soddisfatto di come siamo arrivati fin qui”.